giovedì 12 novembre 2015

Il tribunale dell'inquisizione spagnolo in Sardegna


La storia della Sardegna spagnola si fa comunemente iniziare nel 1479. In quell'anno, alla morte di Giovanni II di Aragona, IX re di Sardegna, gli succedeva suo figlio Ferdinando II, il cui matrimonio con Isabella di Castiglia sanciva la nascita, per unione personale dei due regni, della corona di Spagna, di cui il Regno di Sardegna entrava automaticamente a far parte. La fine del periodo spagnolo è convenzionalmente posta al momento del passaggio della corona sarda agli Asburgo, con i trattati di Utrecht e Rastatt (1713 e 1714).

L'inquisizione di marca spagnola , attiva in Sardegna dal 15esimo secolo, era un’istituzione ecclesiastica che, attraverso i propri tribunali, indagava e processava i colpevoli di eresia, di malefici e sortilegi, di invocazione e rapporti con il diavolo, di arti divinatorie e di preveggenza, di medicina popolare basata sulla superstizione. Dopo la fine del dominio spagnolo sull’Isola, nei primi anni del 1700, l’ultimo inquisitore nominato dalla Corona lasciò l’isola ed i vescovi assunsero la carica di inquisitori.
Ma dell'Inquisizione spagnola sono rimasti solo  pochissimi documenti custoditi dall'Archivio di Stato di Cagliari e dell'Archivio del Sant'Officio di Sassari non è rimasta traccia perciò le notizie sull'Inquisizione spagnola in Sardegna si trovano quasi interamente nell'Archivo Histórico Nacional di Madrid. Per questo motivo il ritrovamento effettuato  dalla ricercatrice Alessandra Derriu  di oltre 130 documenti del Tribunale dell'Inquisizione vescovile di Alghero del XVIII secolo, la cui esistenza era finora sconosciuta, assume una particolare importanza documentale.


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