martedì 29 dicembre 2015

Lo smog danneggia la salute: non è un'ipotesi, ora è una certezza.



Visto il perdurare di difficili condizioni in molte città a causa di un'anomala( per questa stagione) alta pressione che favorisce l'instaurarsi di livelli di smog decisamente elevati, mi sembra opportuno pubblicare integralmente questo comunicato stampa ( n.127 del 29 dicembre 2015) del Cnr



NEL 1985 RESPIRAVAMO MEGLIO

Uno studio lungo 25 anni, portato avanti dall’Ifc-Cnr di Pisa e
pubblicato su Respiratory Medicine,
ha evidenziato la presenza dei
disturbi respiratori negli ultimi 25 anni. Confermata l’'importanza di
fattori di rischio quali fumo e ambiente urbano


I nostri polmoni stanno sempre peggio. A dirlo è un’'indagine
dell'’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle
ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa,
condotta in collaborazione con l’'Istituto
di Biomedicina e Immunologia Molecolare (Ibim-Cnr) di Palermo
e le
università di Pisa e Verona. Lo studio ha monitorato dal 1985 ad oggi
un campione di oltre 3000 soggetti residenti nel comune di Pisa per
indagare l'’evoluzione della prevalenza delle malattie respiratorie; i
risultati, che confermano il preoccupante andamento riscontrato in
altri Paesi, sono stati pubblicati su Respiratory Medicine.
“I tassi di prevalenza di alcuni disturbi polmonari sono più che
raddoppiati negli ultimi 25 anni”, spiega Sara Maio dell’Ifc-Cnr di
Pisa. “In particolare, gli attacchi d’'asma sono passati dal 3.4% al
7.2%, per la rinite allergica si è saliti dal 16.2% al 37.4%,
l’'espettorato ha superato il 19% rispetto all'’8.7% del 1985 e la
broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), ostruzione delle vie
respiratorie non completamente reversibile, ha raggiunto il 6.8%
contro il 2.1% iniziale. Questi elementi confermano analoghi studi
condotti a livello nazionale e in altri Paesi come la Svezia”.
L'’osservazione è stata svolta partendo da un campione di gruppi
familiari scelto casualmente e poi estesa, con il passare degli anni,
ai nuovi membri delle famiglie. “Lo studio è stato articolato su tre
periodi: dal 1985 al 1988, dal 1991 al ‘93 e dal 2009 al 2011. Per
ogni fase è stato chiesto ai volontari di rispondere a un
questionario, indicando a quali fattori di rischio fossero esposti e
a quali disturbi fossero soggetti”, specifica la ricercatrice. “Come
già mostrato da ricerche precedenti, l’'abitudine al fumo e
l’'esposizione lavorativa restano fra i più importanti fattori di
rischio per lo sviluppo di affezioni respiratorie. Ad esempio, chi
fuma anche meno di 7 pacchetti di sigarette all'’anno rischia di
soffrire in più rispetto ai non fumatori, dell’85% per quanto
riguarda la tosse e dell’80% per l’espettorato”.
Ma anche il ‘fattore urbano’ rimane un elemento importante, sia per
le allergopatie sia per le malattie croniche ostruttive. “In
particolare, i risultati hanno mostrato nei soggetti residenti in
area cittadina, rispetto a quelli che risiedono in zone suburbane, un
rischio maggiore del 19% di rinite allergica, del 14% di tosse, del
30% di espettorato e del 54% di Bpco”, conclude Giovanni Viegi,
dell’Ibim-Cnr di Palermo
. “L’incremento dell'’impatto delle malattie
respiratorie sulla popolazione indicato dai risultati suggerisce di
prestare ancora maggior attenzione agli sviluppi e alle cause di
disturbi così comuni, di pianificare indagini epidemiologiche
longitudinali e ampliare le conoscenze sui fattori (allergeni,
inquinanti atmosferici…) potenzialmente associati a tale aumento”.

mercoledì 16 dicembre 2015

Strane richieste dopo i sorteggi

Sembra che dopo avere visto in TV la cerimonia del sorteggio dei contendenti per i prossimi incontri in Champion League molti Juventini  abbiano cominciato a chiedere  la sostituzione delle " coppe " con i più succulenti e raggiungibili " coni "

La vignetta è una realizzazione di Mauro Guidi



Strane richieste dopo i sorteggi

Sembra che dopo avere visto in TV la cerimonia del sorteggio dei contendenti per i prossimi incontri in Champion League molti Juventini  abbiano cominciato a chiedere  la sostituzione delle " coppe " con i più succulenti e raggiungibili " coni "

La vignetta è una realizzazione di Mauro Guidi



venerdì 11 dicembre 2015

Interessante mostra antologica di Fattori a Padova





Mostra antologica del pittore Giovanni Fattori (Livorno, 1825 - Firenze, 1908), promossa dalla Fondazione Bano e dal Comune di Padova,  in programma a Palazzo Zabarella, dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016, La mostra, curata dai più accreditati esperti del pittore livornese, Francesca Dini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, presenta oltre cento dipinti, in grado di ricostruire, attraverso un avvincente taglio cronologico e insieme tematico , dallo spavaldo Autoritratto del 1854, dove riusciva già a rivelare la forza rivoluzionaria della sua pittura, agli ultimi capolavori eseguiti agli inizi del Novecento .

  Il percorso allestito all’interno di Palazzo Zabarella ripercorre interamente la sua carriera, dalla rivoluzione dei Macchiaioli, in cui ha avuto un ruolo di primo piano, affidata ai piccoli formati delle leggendarie tavolette, come La rotonda di Palmieri, fino al raggiungimento, nei grandi formati, di una dimensione epica dove si riflettono i mutamenti storici e sociali che hanno trasformato il nostro Paese, alla sperimentazione infine di nuovi territori iconografici e formali che lo ha avvicinato, per i risultati raggiunti, ad altri geni solitari quali Courbet o Cézanne.


                                                                Acquaiole livornesi-1865

Rispetto agli altri pittori che hanno fatto parte del movimento dei Macchiaioli, Fattori si è subito manifestato per la sua forte e indipendente personalità, capace delle scelte più coraggiose come evidenziato nei  drammatici capolavori della maturità, come Il muro bianco (In vedetta) o Lo staffato. Vissuto a partire dal 1846 a Firenze, è però ritornato spesso nella sua Livorno, ma anche a Castiglioncello, il luogo prediletto dai Macchiaioli, di cui ha saputo rappresentarne, come pochi, la limpida luce. La sua ultima meta è stata la Maremma toscana, una terra aspra e selvaggia che, grazie ai capolavori dei suoi ultimi anni, è entrata nel mito, come la Provenza di Cézanne o la Polinesia di Gauguin.
                                                                      Bove - 1904
 All’interno del percorso espositivo ci saranno anche molte opere  grafiche, con una sezione che presenterà una decina di fogli incisi ad acquaforte su zinco, in grado di dimostrare quanto Fattori, anche in questo campo, abbia toccato vertici assoluti, sia dal punto di vista tecnico che stilistico, nonostante la sua attività sia iniziata solo negli anni ottanta dell’Ottocento.

Interessante mostra antologica di Fattori a Padova





Mostra antologica del pittore Giovanni Fattori (Livorno, 1825 - Firenze, 1908), promossa dalla Fondazione Bano e dal Comune di Padova,  in programma a Palazzo Zabarella, dal 24 ottobre 2015 al 28 marzo 2016, La mostra, curata dai più accreditati esperti del pittore livornese, Francesca Dini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, presenta oltre cento dipinti, in grado di ricostruire, attraverso un avvincente taglio cronologico e insieme tematico , dallo spavaldo Autoritratto del 1854, dove riusciva già a rivelare la forza rivoluzionaria della sua pittura, agli ultimi capolavori eseguiti agli inizi del Novecento .

  Il percorso allestito all’interno di Palazzo Zabarella ripercorre interamente la sua carriera, dalla rivoluzione dei Macchiaioli, in cui ha avuto un ruolo di primo piano, affidata ai piccoli formati delle leggendarie tavolette, come La rotonda di Palmieri, fino al raggiungimento, nei grandi formati, di una dimensione epica dove si riflettono i mutamenti storici e sociali che hanno trasformato il nostro Paese, alla sperimentazione infine di nuovi territori iconografici e formali che lo ha avvicinato, per i risultati raggiunti, ad altri geni solitari quali Courbet o Cézanne.


                                                                Acquaiole livornesi-1865

Rispetto agli altri pittori che hanno fatto parte del movimento dei Macchiaioli, Fattori si è subito manifestato per la sua forte e indipendente personalità, capace delle scelte più coraggiose come evidenziato nei  drammatici capolavori della maturità, come Il muro bianco (In vedetta) o Lo staffato. Vissuto a partire dal 1846 a Firenze, è però ritornato spesso nella sua Livorno, ma anche a Castiglioncello, il luogo prediletto dai Macchiaioli, di cui ha saputo rappresentarne, come pochi, la limpida luce. La sua ultima meta è stata la Maremma toscana, una terra aspra e selvaggia che, grazie ai capolavori dei suoi ultimi anni, è entrata nel mito, come la Provenza di Cézanne o la Polinesia di Gauguin.
                                                                      Bove - 1904
 All’interno del percorso espositivo ci saranno anche molte opere  grafiche, con una sezione che presenterà una decina di fogli incisi ad acquaforte su zinco, in grado di dimostrare quanto Fattori, anche in questo campo, abbia toccato vertici assoluti, sia dal punto di vista tecnico che stilistico, nonostante la sua attività sia iniziata solo negli anni ottanta dell’Ottocento.

venerdì 4 dicembre 2015

Siena celebra Ambrogio Lorenzetti con “Dentro il restauro”


In attesa della grande esposizione programmata per il 2017 dedicata al pittore.
                                              Polittico della Chiesa di San Pietro in Castelvecchio

Sarà una grande mostra, interamente dedicata ad Ambrogio Lorenzetti, che di fatto inizia con una campagna di restauri delle opere visibili in presa diretta da tutti gli amanti dell’arte e del pittore senese. I restauri, infatti, saranno eseguiti all’interno del complesso museale Santa Maria della Scala di Siena che si trasforma nell’occasione in laboratorio di restauro permanente accessibile ai visitatori che avranno la possibilità di “entrare” Dentro il restauro.


                                                              Montesiepi  Prospetto CEN


''Ambrogio Lorenzetti. Dentro il restauro'' è così il primo passo verso la grande mostra con cui Siena celebrerà il pittore trecentesco nel 2017, alla cui realizzazione insieme al Comune stanno lavorando molte altre istituzioni culturali.

Cenni biografici riportati in wikipedia :

Ambrogio Lorenzetti (Siena1290 circa – Siena1348) è stato un pittore italiano. Fu uno dei maestri della scuola senese del Trecento. Fratello minore di Pietro Lorenzetti, fu attivo dal 1319 al 1348 e si distinse soprattutto per la forte componente allegorica e complessa simbologia delle sue opere mature e per la profonda umanità dei soggetti rappresentati e dei loro rapporti.


Siena celebra Ambrogio Lorenzetti con “Dentro il restauro”


In attesa della grande esposizione programmata per il 2017 dedicata al pittore.
                                              Polittico della Chiesa di San Pietro in Castelvecchio

Sarà una grande mostra, interamente dedicata ad Ambrogio Lorenzetti, che di fatto inizia con una campagna di restauri delle opere visibili in presa diretta da tutti gli amanti dell’arte e del pittore senese. I restauri, infatti, saranno eseguiti all’interno del complesso museale Santa Maria della Scala di Siena che si trasforma nell’occasione in laboratorio di restauro permanente accessibile ai visitatori che avranno la possibilità di “entrare” Dentro il restauro.


                                                              Montesiepi  Prospetto CEN


''Ambrogio Lorenzetti. Dentro il restauro'' è così il primo passo verso la grande mostra con cui Siena celebrerà il pittore trecentesco nel 2017, alla cui realizzazione insieme al Comune stanno lavorando molte altre istituzioni culturali.

Cenni biografici riportati in wikipedia :

Ambrogio Lorenzetti (Siena1290 circa – Siena1348) è stato un pittore italiano. Fu uno dei maestri della scuola senese del Trecento. Fratello minore di Pietro Lorenzetti, fu attivo dal 1319 al 1348 e si distinse soprattutto per la forte componente allegorica e complessa simbologia delle sue opere mature e per la profonda umanità dei soggetti rappresentati e dei loro rapporti.


martedì 1 dicembre 2015

Gli appuntamenti del “Giovedì”nel Museo di Casa Martelli a Firenze

                                                                      Quadreria


Il Palazzo Martelli di Firenze si trova in via Zannetti, nei pressi del bivio con via Cerretani  nello stesso luogo dove fino dal 1520  c'erano le antiche case dei Martelli. Oggi è  sede del Museo di Casa Martelli, una casa-museo unica nel suo genere, nata dalla stratificazione creata da una famiglia nobiliare nei secoli dove il  percorso espositivo attraversa una pregevole quadreria ( opere Piero di Cosimo, Luca Giordano, Domenico Beccafumi ed altri), in cui si trovano anche sculture e arredi di epoca sette-ottocentesca
Nel corso del XIX secolo, al mutare dello scenario socio-politico ed economico dell'Europa, molte famiglie della vecchia aristocrazia entrarono in crisi, compresi i Martelli, che avviarono una progressiva dispersione della quadreria, frenata solo nel 1986 quando l'ultima erede, Francesca Martelli, scomparve donando il palazzo e tutti i beni di famiglia alla Curia fiorentina per via testamentaria.



                                                                     Stanza gialla


'Ai giovedì di Casa Martelli' è una rassegna di appuntamenti culturali che si svolgono nel museo di via Zannetti 8, a Firenze  sempre con inizio  alle  ore 17  e con ingresso libero, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Questi sono  quelli programmati per dicembre 2015 :

si comincia giovedì 3 con l’Associazione il Foyer che, in collaborazione con l’Opera di Firenze, propone “Il re si diverte, Hugo assai meno”, concerto-conferenza a cura di Vincenzo Ramon Bisogni, con il tenore Marco Miglietta e Elisabetta Sepe al pianoforte; presentazione di Filippo Bozzi.  Sempre di giovedì, ma il 10, è in programma ''Verdiana'', appuntamento di “Oltre il sipario – Concerti nei Musei” a cura dell’Opera del Maggio Musicale Fiorentino in collaborazione con l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino, Concerto con musiche di Verdi.  Infine il 17 è prevista la conferenza dal titolo “Le bandiere di Dante. L’inaugurazione del monumento a Dante in Firenze Capitale e l’identità nazionale”. Ne parleranno Sergio Casprini, Laura Cirri e Alessandro Savorelli. Alla fine, brindisi di Natale per tutti gli intervenuti.

venerdì 27 novembre 2015

Firenze capitale e gli anglofoni

La prossima conferenza del sabato mattina che si svolgerà il 28 novembre alle ore 11 presso il Museo di Palazzo Davanzati (via Porta Rossa 13, Firenze) avrà come  tema :
 “Dalla casa fiorentina alle colline toscane: scrittori e intellettuali anglo americani”.





Introdotta dalla vicedirettrice del museo, Jennifer Celani, ne parlerà l’anglista Lucia Chiti.
In occasione delle celebrazioni per Firenze capitale, la Direzione del Museo di Palazzo Davanzati
promuove un approfondimento del rapporto degli stranieri anglofoni con la città ricollegabile a quel periodo.
Durante l’incontro sarà affrontato il tema attraverso un’indagine storico-letteraria sulla vita culturale delle
comunità anglo-americane insediate nelle ville fiorentine nel contesto dei mutamenti della città in quel
particolare momento politico.
L’analisi prende avvio dai luoghi d’elezione della comunità, strumenti di ricerca del genius loci, ed essi
stessi fonte di ispirazione per opere letterarie di fama mondiale, ambientate nelle dimore fiorentine o anche
da queste ispirate.

Nell’indagine sono esaminati i complessi legami intercorrenti tra la città e i maggiori rappresentanti di
quella comunità, ad esempio Henry James e Vernon Lee, esponenti di una cultura cosmopolita che,
fertilizzati dal genius loci, hanno contribuito in maniera significativa a valorizzare e promuovere la bellezza
di Firenze e dei suoi dintorni.
Le ville fiorentine, oggi in minima parte ancora in possesso degli eredi degli antichi proprietari, sono divenute sedi di prestigiose università internazionali o di centri culturali, segno che i germi di quel periodo hanno dato frutti che permangono nel presente.

giovedì 26 novembre 2015

Trovata una nuova sostanza in grado di bloccare i tumori



La p53, anche conosciuta come proteina tumorale 53 (gene TP53) è particolarmente importante negli organismi pluricellulari per sopprimere i tumori nascenti. La p53 è stata descritta come "il guardiano del genoma" attivandosi per la prevenzione delle mutazioni. Il suo carattere di gene soppressore tumorale è stato infine rivelato nel 1989 da Bert Vogelstein della Johns Hopkins School of Medicine e nel 1993 è stata eletta molecola dell’anno dalla rivista Science. Nelle cellule normali p53 è solitamente inattiva mentre si attiva prontamente in seguito a pericolose mutazioni geniche. E' stato verificato però che Il gene oncosoppressore p53 (TP53) è presente in forma mutata in circa il 95% dei tumori umani di varia origine per cui, per esempio, viene impedita l'apoptosi ( morte cellulare programmata) di cellule danneggiate che continueranno a dividersi illimitatamente trasformandosi in un cancro.

L’Ibcn-Cnr ha recentemente identificato una sostanza (un peptide) in grado di indurre la morte delle cellule tumorali, riattivando l’oncosoppressore p53 ed Il lavoro è stato pubblicato su Cancer Research. Un gruppo di ricercatrici dell’Istituto di biologia cellulare e neurobiologia del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibcn-Cnr) hanno identificato così un nuovo possibile approccio terapeutico per la cura del cancro, attraverso la riattivazione della proteina p53.

Grazie a tecniche di biologia molecolare e cellulare è stata individuata una sostanza (un peptide) in grado di riattivare il soppressore tumorale p53, portando alla morte le cellule cancerose. In sintesi, questo peptide riesce ad annullare la collaborazione tra gli inibitori MDM4 e MDM2 che disattivano p53 rendendolo inefficace'', spiega Fabiola Moretti dell’Ibcn-Cnr che guida il gruppo di ricerca.

La sperimentazione indica inoltre che tale peptide è inattivo sulle cellule normali analizzate, facendo ipotizzare che questa nuova strategia possa essere ben tollerata dai tessuti sani. “Studi ulteriori saranno necessari per rendere tale peptide un vero farmaco”, precisa Moretti. “Rispetto alla sostanza individuata in questo studio, le terapie sviluppate finora per riattivare p53 nei tumori non sono in grado di bloccare simultaneamente i due inibitori; inoltre una prima sperimentazione clinica, ha anche evidenziato una forte tossicità di una di queste terapie, dovuta al danneggiamento di alcuni tessuti sani”.

fonte c.s. 107/2015 del CNR del 26.11.2015

mercoledì 25 novembre 2015

Il '' Pinturicchio '' va in montagna

Battutaccia per dire che un celebre dipinto del famoso pittore rinascimentale sarà esposto a Cortina d'Ampezzo.

Bernardino di Betto Betti, più noto come Pinturicchio o Pintoricchio (Perugia, 1452 circa – Siena, 11 dicembre 1513), data la sua corporatura minuta, fu uno dei grandi maestri della scuola umbra del secondo Quattrocento, con Pietro Perugino e il giovane Raffaello.
A Cortina d’Ampezzo, nel Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi, dal 1 dicembre 2015 al 31 gennaio 2016, potrà essere finalmente ammirato il suo famoso ''Il Bambin Gesù delle Mani''' un affresco frammentario staccato a massello (48,5x33,5 cm), databile al 1492 circa e conservato nella Fondazione Guglielmo Giordano di Perugia. Il dipinto, gemma dell’Arte Umbra Rinascimentale,  è  anche custode di uno dei più scandalosi ed intriganti misteri del passato.

L'opera, rimasta ignota per quasi cinquecento anni, venne scoperta in una collezione privata e   diversi studi ne hanno ricostruito la singolare storia: faceva parte della decorazione dell'appartamento Borgia in Vaticano, dove pare che decorasse la camera di Alessandro VI, ma era soprattutto l'effigie di Maria a destare scandalo, essendovi ritratta l'amante del papa, Giulia Farnese. Non è escluso quindi che il Bambino ritraesse uno dei figli del Borgia.


A pochi anni dal suo ritrovamento, quest'opera così discussa compie il giro del mondo, esposto nei più rilevanti musei: dal Guggenheim di New York, al Musèe Maillol di Parigi, fino a Palazzo Venezia a Roma.

Una bella idea per rilanciare mostre di livello internazionale a Cortina  dopo l'esposizione  di Rockwell del 1990








Gesù Bambino delle Mani copia dal Pinturicchio di Pietro Facchetti. Il volto di Maria è quello di Giulia Farnese.  didascalia foto
Pietro Fachetti (Mantova, 1539 – Roma, 27 febbraio 1613), è stato un pittore e incisore italiano del tardo Rinascimento, principalmente attivo a Roma

martedì 24 novembre 2015

Il ''Simon Boccanegra'' di G.Verdi per la prima volta a Livorno





Andrà in scena a Livorno al teatro Goldoni un nuovo allestimento del'' Simon Boccanegra'' di G. Verdi , i prossimi 28 ( ore 20,30) e 29 novembre ( ore 16,30), assolutamente  nuovo  per  Livorno,  non  essendovi  mai  stato rappresentato. 
Si tratta  di  un’opera  grandiosa,  pressoché ignorata per tutta la fine  dell’Ottocento e  per la  prima metà  del Novecento, ma  che ha goduto  poi  di  una  grande riscoperta   affermandosi  come  uno  dei  lavori più raffinati,  colti e  psicologicamente  profondi  del  Teatro  di  Verdi-
Questo è il cast del nuovo allestimento  del Teatro di Pisa Coproduzione Teatro di Pisa,Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro Sociale di Rovigo :

Personaggi e interpreti: Simon Boccanegra  Elia Fabbian Amelia Grimaldi Valeria Sepe / Ilona Mataradze Jacopo Fiesco Roberto Scandiuzzi / Andrea Concetti Gabriele Adorno Leonardo Caimi / Ivan Momirov Paolo Albiani  Ivan Marino / Gabriele Ribis Pietro Sinan Yan Il Capitano dei Balestrieri Antonio Pannunzio / Vladimir Reutov
direttore Ivo Lipanovic; regia Lorenzo Maria Mucci ;maestro del coro Marco Bargagna ;scene Emanuele Sinisi; costumi Massimo Poli; disegno luci Michele Della Mea ;Orchestra della Toscana CLT; Coro Lirico Toscano
Nuovo allestimento del Teatro di Pisa Coproduzione Teatro di Pisa,Teatro del Giglio di Lucca, Teatro Goldoni di Livorno, Teatro Sociale di Rovigo :

Palco+ Salotto = Palcotto


Questa semplice uguaglianza matematica nasce da un'idea di quattro operatrici culturali versiliesi  che hanno intravisto la possibilità di proporre al pubblico versiliese performance teatrali comodamente seduti in un'accogliente casa. Così se il pubblico non va a teatro, sarà il teatro  ad andare a trovare il pubblico.

Ogni spettacolo è introdotto da una presentazione a cura dell’organizzazione, che offre alcuni suggerimenti su come "leggere" uno spettacolo. Tutti i titoli in cartellone sono collaudati per uno spazio domestico e prevedono uno o due attori, esigenze tecniche minime e ricreabili in ambienti di piccole dimensioni e durano al massimo un'ora. A fine spettacolo poi, è previsto un momento conviviale in cui discutere e, perché no, stimolare nuove idee e riflessioni davanti a un bicchiere di vino ed una bruschetta all’olio nuovo .

La rassegna prende il via con la prima casa ospite a Viareggio il 28 novembre e proseguirà con 6 spettacoli che si terranno tra novembre 2015 e aprile 2016. 
Il biglietto per le serate è di 15 euro. La prenotazione è obbligatoria e i posti sono limitati.
Per prenotare, basta mandare un SMS al numero 320 96 09 692 o consultare la pagina Facebook di Palc8. Una volta confermata la prenotazione, l'indirizzo della casa verrà comunicato il giorno dello spettacolo.
Per facilitare l’organizzazione si prega di comunicare eventuali disdette il giorno prima. È prevista una lista di attesa. Per informazioni sulla rassegna e per partecipare come casa ospite, telefonare al 329 49 64 030.

Palco+ Salotto = Palcotto


Questa semplice uguaglianza matematica nasce da un'idea di quattro operatrici culturali versiliesi  che hanno intravisto la possibilità di proporre al pubblico versiliese performance teatrali comodamente seduti in un'accogliente casa. Così se il pubblico non va a teatro, sarà il teatro  ad andare a trovare il pubblico.

Ogni spettacolo è introdotto da una presentazione a cura dell’organizzazione, che offre alcuni suggerimenti su come "leggere" uno spettacolo. Tutti i titoli in cartellone sono collaudati per uno spazio domestico e prevedono uno o due attori, esigenze tecniche minime e ricreabili in ambienti di piccole dimensioni e durano al massimo un'ora. A fine spettacolo poi, è previsto un momento conviviale in cui discutere e, perché no, stimolare nuove idee e riflessioni davanti a un bicchiere di vino ed una bruschetta all’olio nuovo .

La rassegna prende il via con la prima casa ospite a Viareggio il 28 novembre e proseguirà con 6 spettacoli che si terranno tra novembre 2015 e aprile 2016. 
Il biglietto per le serate è di 15 euro. La prenotazione è obbligatoria e i posti sono limitati.
Per prenotare, basta mandare un SMS al numero 320 96 09 692 o consultare la pagina Facebook di Palc8. Una volta confermata la prenotazione, l'indirizzo della casa verrà comunicato il giorno dello spettacolo.
Per facilitare l’organizzazione si prega di comunicare eventuali disdette il giorno prima. È prevista una lista di attesa. Per informazioni sulla rassegna e per partecipare come casa ospite, telefonare al 329 49 64 030.

sabato 21 novembre 2015

Cocktail di molecole naturali e farmaci contro la recidiva del cancro




Una task force internazionale affronta il problema dei tumori non curabili e delle recidive: dosi non tossiche di sostanze presenti nelle piante e negli alimenti potrebbero rappresentare la chiave di svolta.





A dirlo, uno studio interdisciplinare di Getting to Know Cancer - network di cui fanno parte ricercatori degli Istituti di scienze dell’alimentazione e di farmacologia traslazionale del Cnr- pubblicato in un numero speciale di Seminars in Cancer Biology

Molecole naturali a bassa tossicità da impiegare in terapia combinata al fine di colpire il più ampio numero possibile di bersagli molecolari in diversi tipi di cancro sono state identificate dall’organizzazione non governativa internazionale e interdisciplinare Getting to Know Cancer (Conoscere il cancro), costituita da 180 scienziati provenienti da istituzioni di 22 diversi Paesi, tra i quali Gian Luigi Russo e Carmela Spagnuolo dell’Istituto di scienze dell’alimentazione del Consiglio nazionale delle ricerche (Isa-Cnr) di Avellino, ed Emanuela Signori dell’Istituto di farmacologia traslazionale (Ift-Cnr) di Roma. Il network con base in Canada ha dato vita a gruppi di studio e individuato 74 bersagli molecolari che, correttamente modulati, potrebbero migliorare le risposte cliniche nei pazienti oncologici. I lavori prodotti dai vari gruppi di lavoro sono pubblicati in un numero speciale di Seminars in Cancer Biology edito da Elsevier.

Il nostro gruppo di lavoro si è focalizzato sulla genesi, sviluppo, progressione del tumore e ha affrontato l’importante problematica della resistenza ai farmaci, con particolare riferimento alla problematica della resistenza all’apoptosi, cioè quel processo di morte cellulare con il quale si cerca di combattere le cellule tumorali”, commenta Spagnuolo. “Così come per gli altri gruppi di lavoro è emersa l’utilità di impiegare sostanze naturali a bassa tossicità, ad esempio la quercetina nella leucemia cronica, in combinazione con farmaci di nuova o vecchia generazione”, prosegue Russo. Queste considerazioni suggeriscono un nuovo approccio per la prevenzione e la terapia del cancro che andrebbe approfondito e validato sperimentalmente, tenendo conto delle problematiche legate ad alcune di queste molecole, quali la limitata biodisponibilità. E confermano come le conoscenze condivise permettano di far luce sui bersagli primari a cui riferirsi per ottenere migliori risultati nel trattamento di pazienti affetti da tumori resistenti alle terapie”.
Nonostante i successi dei moderni approcci terapeutici contro il cancro, molte nuove terapie restano estremamente costose, tossiche e spesso inefficaci nel trattamento di forme tumorali rare o in stadio avanzato”, conclude il ricercatore. “Anche quando i trattamenti funzionano, una percentuale significativa di pazienti va incontro a recidiva quando sottopopolazioni di cellule maligne resistenti ai farmaci cominciano a espandersi. Per superare questi ostacoli si ricorre alla combinazione di diverse terapie le quali, purtroppo, spesso portano a un aumento della tossicità che ne limita l’impiego”.
È necessario quindi proporre anche nuovi approcci terapeutici, partendo ad esempio dallo studio dei meccanismi che consentono ai tumori di evadere la risposta del sistema immunitario”, afferma Signori. “Strategie innovative in questo campo sono i vaccini antitumorali di nuova generazione, dei quali da anni si occupa il nostro laboratorio. La vaccinazione infatti rappresenta un’importante strategia che, permettendo una efficace modulazione della risposta immunitaria del paziente, potrebbe riuscire a controllare molti casi di recidive, così come la somministrazione di anticorpi o di fitofarmaci”.
Molte sostanze selezionate, come il resveratrolo e la genisteina rispettivamente presenti nell’uva e nella soia, o la curcumina, provengono da piante e alimenti. Nella maggior parte dei casi, la loro attività antitumorale è stata associata alla singola molecola, quasi mai tali composti sono stati studiati in combinazione”, ricorda Keith I. Block, direttore scientifico del Block Center for Integrative Cancer Treatment in Skokie, Illinois (Usa). Questa è stata la prima volta che gruppi di ricercatori con uno spettro di competenze così ampio hanno affrontato il complesso problema delle recidive. Dal lavoro eseguito emerge in maniera convincente che combinazioni accuratamente progettate di composti non tossici potrebbero essere utilizzati per migliorare le cure della maggior parte dei tumori”.
Questo settore merita grande attenzione”, sostiene Dean Felsher della Stanford University (Usa).Le moderne terapie stanno migliorando, ma abbiamo bisogno di una svolta che possa aiutarci a risolvere il problema della recidiva, e questo approccio potrebbe darci una possibilità rivoluzionaria”.
La task force si è concentrata su un approccio terapeutico a basso costo, poiché molte recenti terapie antitumorali sono inaccessibili nei Paesi a reddito medio-basso. Restano ancora molte domande per rispondere alle quali sono necessarie sperimentazioni in vivo che consentano di ottimizzare questo nuovo approccio prima di arrivare agli studi clinici nell’uomo.

cnr  c.s. 105/2015

venerdì 20 novembre 2015

giovedì 19 novembre 2015

Marte sempre più vicino

Una foto eccezionale che rende un mondo così lontano ora così vicino





Titolo Aurorae Caos e Ganges Chasma
Rilasciato 19/11/2015 02:00
Copyright ESA / DLR / FU Berlin, CC BY-SA 3.0 IGO

Descrizione

L'immagine si concentra su una sezione di Aurorae Caos e Ganges Chasma su Marte ed è stata acquisita dalla High Resolution Stereo Camera su Mars Express il 16 luglio 2015 in orbita 14653. L'immagine viene centrata su 8ºS / 320ºE. La risoluzione al suolo è di circa 17 m per pixel.Aurorae Caos è una voragine sul suolo marziano larga circa 710 km e profonda 4,8 km molto probabilmente piena di acqua in epoche lontane che collega  Valle Marineris, il più grande  canyon del sistema solare ( Più di 4000 Km di lunghezza per 200 Km di larghezza, con una profondità massima di 10 Km) con le pianure nordiche di Marte.

martedì 17 novembre 2015

La riscoperta di Andrea di Nerio uno dei maestri della scuola di pittura aretina del '300



Andrea di Nerio è un pittore italiano del '300 conosciuto solo attraverso pochi documenti ma che  può considerarsi uno dei fondatore della scuola aretina di pittura del 14 °secolo. Fu  identificato attraverso la scoperta della sua firma su un pannello  dell'Annunciazione (Museo Diocesano, Arezzo) probabilmente dipinto per la Compagnia di Santissima Annunziata di Arezzo, nei 1350 . La sua paternità può essere stabilita per confronto con  opere di altri pittori del periodo , tra cui il Maestro del Vescovado e Spinello Aretino, che è stato senza dubbio allievo di Andrea.

Le opere più illustri di Andrea, che unisce l'influenza di Pietro Lorenzetti, Maso di Banco e Buffalmacco, includono la coppia poetica di pannelli  con scene della vita di San Giovanni Battista (entrambi Kunstmuseum, Berna) e gli affreschi narrativi a San Bartolomeo( Arezzo).
Si capisce quindi l'importanza di questa mostra  presentata  ad Arezzo  "Andrea di Nerio. La Madonna Sarti ad Arezzo", primo appuntamento del ciclo "Ritorni", promosso dalla Fondazione Ivan Bruschi, con la consulenza scientifica di Carlo Sisi e curata dalla storica dell'arte Isabella Droandi (Museo Casa Bruschi dal 2 dicembre 2015 fino al 31 gennaio 2016). L'opera, finora all'estero, torna nella città dove fu dipinta nel 1300.

''Ritorni è il titolo di un ciclo - spiega Lucio Misuri, Segretario Generale della Fondazione Ivan Bruschi - che ha l’ambizione di promuovere il ritorno a casa di importanti opere d’arte, allontanatesi dal territorio aretino in tempi più o meno lontani, perché possano essere viste da vicino, apprezzate e valorizzate nel loro contesto culturale d’origine”.
Il dipinto cuspidato raffigura, entro un trilobo, la Vergine in piedi a mezzo busto, con il Bambino in braccio, stagliata su fondo oro, con decorazioni a racemi fogliari incise a mano libera (Quarto/quinto decennio del secolo XIV).

La mostra intende offrire al visitatore non solo la ricostruzione della memoria storica di Andrea di Nerio, oggi riconosciuto come il maestro di Spinello Aretino, ma anche di quello che fu il suo contesto culturale per ripercorrere il linguaggio artistico proprio della scuola aretina del Trecento, in rapporto alla lezione giottesca e alle vicine scuole fiorentina e senese. Attraverso un percorso che, lungo i siti museali della città, mette l’Opera in relazione a quelle attribuite alla sua mano come l’Annunciazione firmata del Museo diocesano, e gli affreschi conservati nella Pieve di Santa Maria, in Duomo e al Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo. 

Su questa sensibilità raffinata, intimistica e solenne, che è caratteristica peculiare della pittura di Andrea di Nerio, informata dell’opera di Giotto e degli esiti migliori che suscitò negli artisti delle vicine Siena e Firenze - da Pietro Lorenzetti a Bernardo Daddi e Maso di Banco, fino al giottesco ‘irregolare’ Buffalmacco -, si formò una generazione di pittori locali di buon livello e anche il giovane Spinello (nato tra il 1346 e il 1352 e morto nel 1410), che divenne il più celebre e attivo pittore toscano tra la fine del secolo e l’inizio del successivo, già agli albori del Rinascimento, la curatrice Isabella Droandi.




La riscoperta di Andrea di Nerio uno dei maestri della scuola di pittura aretina del '300



Andrea di Nerio è un pittore italiano del '300 conosciuto solo attraverso pochi documenti ma che  può considerarsi uno dei fondatore della scuola aretina di pittura del 14 °secolo. Fu  identificato attraverso la scoperta della sua firma su un pannello  dell'Annunciazione (Museo Diocesano, Arezzo) probabilmente dipinto per la Compagnia di Santissima Annunziata di Arezzo, nei 1350 . La sua paternità può essere stabilita per confronto con  opere di altri pittori del periodo , tra cui il Maestro del Vescovado e Spinello Aretino, che è stato senza dubbio allievo di Andrea.

Le opere più illustri di Andrea, che unisce l'influenza di Pietro Lorenzetti, Maso di Banco e Buffalmacco, includono la coppia poetica di pannelli  con scene della vita di San Giovanni Battista (entrambi Kunstmuseum, Berna) e gli affreschi narrativi a San Bartolomeo( Arezzo).
Si capisce quindi l'importanza di questa mostra  presentata  ad Arezzo  "Andrea di Nerio. La Madonna Sarti ad Arezzo", primo appuntamento del ciclo "Ritorni", promosso dalla Fondazione Ivan Bruschi, con la consulenza scientifica di Carlo Sisi e curata dalla storica dell'arte Isabella Droandi (Museo Casa Bruschi dal 2 dicembre 2015 fino al 31 gennaio 2016). L'opera, finora all'estero, torna nella città dove fu dipinta nel 1300.

''Ritorni è il titolo di un ciclo - spiega Lucio Misuri, Segretario Generale della Fondazione Ivan Bruschi - che ha l’ambizione di promuovere il ritorno a casa di importanti opere d’arte, allontanatesi dal territorio aretino in tempi più o meno lontani, perché possano essere viste da vicino, apprezzate e valorizzate nel loro contesto culturale d’origine”.
Il dipinto cuspidato raffigura, entro un trilobo, la Vergine in piedi a mezzo busto, con il Bambino in braccio, stagliata su fondo oro, con decorazioni a racemi fogliari incise a mano libera (Quarto/quinto decennio del secolo XIV).

La mostra intende offrire al visitatore non solo la ricostruzione della memoria storica di Andrea di Nerio, oggi riconosciuto come il maestro di Spinello Aretino, ma anche di quello che fu il suo contesto culturale per ripercorrere il linguaggio artistico proprio della scuola aretina del Trecento, in rapporto alla lezione giottesca e alle vicine scuole fiorentina e senese. Attraverso un percorso che, lungo i siti museali della città, mette l’Opera in relazione a quelle attribuite alla sua mano come l’Annunciazione firmata del Museo diocesano, e gli affreschi conservati nella Pieve di Santa Maria, in Duomo e al Museo Nazionale d’Arte Medioevale e Moderna di Arezzo. 

Su questa sensibilità raffinata, intimistica e solenne, che è caratteristica peculiare della pittura di Andrea di Nerio, informata dell’opera di Giotto e degli esiti migliori che suscitò negli artisti delle vicine Siena e Firenze - da Pietro Lorenzetti a Bernardo Daddi e Maso di Banco, fino al giottesco ‘irregolare’ Buffalmacco -, si formò una generazione di pittori locali di buon livello e anche il giovane Spinello (nato tra il 1346 e il 1352 e morto nel 1410), che divenne il più celebre e attivo pittore toscano tra la fine del secolo e l’inizio del successivo, già agli albori del Rinascimento, la curatrice Isabella Droandi.




domenica 15 novembre 2015

Capolavori '' girelloni ''

Ormai è una abitudine eletta a sistema : meglio fare muovere i capolavori invece delle persone . 

                         Il confronto tra lo " Sposalizio della Vergine " del   Perugino e di Raffaello

                                         Perugino                                                                                                          
Con questo spirito  sono molte le opere d'arte che anche in quest'anno 2015  hanno lasciato la loro sede abituale per andare ad incontrare attenti e fortunati visitatori in altre nazioni. E' il caso  de "La Cena di Emmaus" di Caravaggio che lascerà la Pinacoteca di Brera di Milano per andare in prestito in " bella mostra "  al Museo di Belle Arti di Caen. Questa prestigiosa istituzione francese in cambio  invierà lo "Sposalizio della Vergine" del Perugino, per essere messo a confronto con il dipinto di Raffaello con lo stesso titolo, conservato a Brera.


                                                                    The National Gallery
La prima versione della Cena di Emmaus  ( olio e tempera su tela cm141x196,2) venne venduta dal Caravaggio a Ciriaco Mattei, il 1 gennaio 1602, per 150 scudi ed è  conservata a Londra presso The National Gallery
Se la prima versione è ricordata per la sua baldanza e per la giovinezza e freschezza del Cristo, esaltando il miracolo, per la seconda versione conservata a Brera il discorso cambia e per apprezzarlo occorre meditazione e tempi più lunghi della nostra attenzione.
                                                                         Brera
La  seconda versione della Cena in Emmaus (olio su tela cm 141×175)  conservata nella Pinacoteca di Brera a Milano è ricordata da Giulio Mancini  e dagli altri biografi come eseguita dal Merisi ( Caravaggio) dopo la fuga da Roma per l’omicidio di Ranuccio Tomassoni, avvenuta il 28 maggio 1606.

sabato 14 novembre 2015

Santa Caterina da Siena a Palazzo Davanzati: il restauro di una terracotta del XV secolo

Continuano nel Museo di Palazzo Davanzati (via Porta Rossa 13, Firenze) le conferenze del sabato mattina.



Palazzo  Davanzati


                                                          Grande sala all'interno



Il Museo di Palazzo Davanzati, conosciuto anche come Museo dell’Antica Casa Fiorentina, è stato inaugurato come museo statale nel 1956. Il Palazzo, antica dimora dalla famiglia Davizzi ,mercanti e banchieri, prese però il nome da un’altra famiglia, i Davanzati, che l’acquistarono nel 1578 arricchendone la facciata con un grande stemma rappresentante l’arme del proprio casato. Essi l’abitarono fino al 1838, anno della tragica morte dell’ultimo erede Carlo,quindi fu acquistato nel 1904 dal grande antiquario Elia Volpi, che lo inaugurò come Museo dell’antica casa fiorentina.

Varie e interessanti sono le diverse collezioni del Museo: sculture, dipinti, mobili, maioliche, merletti, etc.ma è prevalente l'interesse che desta il palazzo come magnifico e singolare esempio di casa medievale a Firenze. E' ormai tradizione per gli studiosi ed appassionati di antichità ritrovarsi il sabato mattina a Palazzo Davanzati per conoscere le novità presenti nelle collezioni del museo. Per esempio il prossimo 14 novembre , alle 11,sarà illustrata da Laura Speranza (direttore dei settori di restauro materiali ceramici, plastici e vitrei e scultura lignea policroma dell’Opificio delle Pietre Dure di Firenze) e il restauratore Filippo Tattini la complessa opera di restauro effettuata su una terracotta policroma del XV secolo raffigurante Santa Caterina di Siena


                                                                     Santa Caterina da Siena

giovedì 12 novembre 2015

Il tribunale dell'inquisizione spagnolo in Sardegna


La storia della Sardegna spagnola si fa comunemente iniziare nel 1479. In quell'anno, alla morte di Giovanni II di Aragona, IX re di Sardegna, gli succedeva suo figlio Ferdinando II, il cui matrimonio con Isabella di Castiglia sanciva la nascita, per unione personale dei due regni, della corona di Spagna, di cui il Regno di Sardegna entrava automaticamente a far parte. La fine del periodo spagnolo è convenzionalmente posta al momento del passaggio della corona sarda agli Asburgo, con i trattati di Utrecht e Rastatt (1713 e 1714).

L'inquisizione di marca spagnola , attiva in Sardegna dal 15esimo secolo, era un’istituzione ecclesiastica che, attraverso i propri tribunali, indagava e processava i colpevoli di eresia, di malefici e sortilegi, di invocazione e rapporti con il diavolo, di arti divinatorie e di preveggenza, di medicina popolare basata sulla superstizione. Dopo la fine del dominio spagnolo sull’Isola, nei primi anni del 1700, l’ultimo inquisitore nominato dalla Corona lasciò l’isola ed i vescovi assunsero la carica di inquisitori.
Ma dell'Inquisizione spagnola sono rimasti solo  pochissimi documenti custoditi dall'Archivio di Stato di Cagliari e dell'Archivio del Sant'Officio di Sassari non è rimasta traccia perciò le notizie sull'Inquisizione spagnola in Sardegna si trovano quasi interamente nell'Archivo Histórico Nacional di Madrid. Per questo motivo il ritrovamento effettuato  dalla ricercatrice Alessandra Derriu  di oltre 130 documenti del Tribunale dell'Inquisizione vescovile di Alghero del XVIII secolo, la cui esistenza era finora sconosciuta, assume una particolare importanza documentale.


mercoledì 11 novembre 2015

Piovono palle dal cielo, ma cosa sono ?



Arrivano dallo spazio e hanno superato indenni lo scudo dell'atomosfera

                                                              la palla caduta in Spagna

Già questo fa pensare a materiali particolari che sono in uso nella tecnologia spaziale. Questa volta una sfera scura del peso di circa 20 kg  è caduta nei pressi di un ovile in una( meno male) sperduta zona della Murcia in Spagna. All'apparenza sembra vuota ma inutile dire che dopo il primo sopralluogo in seguito alla segnalazione dei pastori proprietari del campo interessato, saranno eseguite accurati esami per stabilirne l'eventuale provenienza. Non è la prima volta che vengono trovati piccoli frammenti di satelliti disintegrati nel rientro nei bassi strati dell'atomosfera . Ma ora si tratta di corpi interi.
Un'analoga sfera era caduta nel febbraio del 2012 in Brasile in un villaggio chiamato   Riacho dos Poços, vicino alla città di Mata Roma  nello Stato di Maranhão senza provocare fortunatamente danni


                                                        la palla caduta in Brasile

e nel dicembre del 2011, era successo un fatto analogo  in Namibia: l’oggetto in quel caso aveva un diametro di circa 35 centimetri e pesava solo 6 chili, ma aveva comunque atterrito gli abitanti del villaggio di Omanatunga che se lo sono visto piombare quasi sulle loro teste.


                                                            la palla caduta in Namibia

Questa volta però l'oggetto " strano" ha dimensioni molto più ragguardevoli ... e inquietanti.

martedì 10 novembre 2015

Il pittore americano Paul Jenkins in mostra a Livorno

La Galleria Guastalla Centro Arte, presenta una mostra dell'artista americano Paul Jenkins, nato nel 1923 a Kansas City e scomparso nel 2012 a New York. In mostra con il titolo "Abstract Phenomenist", dal 28 novembre 2015 al  23 gennaio 2016, saranno presentate circa 20 opere: un grande dipinto, vari acquarelli e alcune opere grafiche, principalmente risalenti al periodo che va dagli anni'70 agli anni'80.

Formatosi in America a stretto contatto con gli artisti della Action Painting, in particolare con Pollock e Rothko, amici cui Jenkins riconosce anche il ruolo di maestri, si trasferì negli anni '50 a Parigi, dove, nel '54 realizzò la sua prima mostra europea. Fu da questo momento che nacque una travolgente attrazione per quegli artisti intenti a rifondare il codice linguistico della pittura europea, quali Wols, Dubuffet, Fautrier, Michaux. Dallo studio del colore di Odilon Redon, di Moreau e specialmente degli artisti della tradizione italiana, come Pisanello, Piero Della Francesca, Giotto, Sassetta, ma anche Burri, trasse l'ispirazione per il suo stile unico e riconoscibile, che sfugge alle definizioni, alle scuole, alle tendenze. Attratto dalla natura primordiale del colore e del suo purissimo rifrangersi sulla tela bianca, l'artista accosta colate di colori assoluti che si distendono sulla tela con gesto calmo: lì fa calare liquidi sulla carta o sulla tela, poi li indirizza, li corregge, li assesta con una lama d'avorio, obbligandoli a concentrarsi, a stendersi, a trovare la loro forma. La luce che crea il colore è un argomento determinante della sua poetica: il prisma spesso presente nella pittura, non è l'immagine, ma la prova fondamentale che la luce crea il colore.  Altro polo nella formazione stilistica di Jenkins è rappresentato dalla conoscenza dell'Oriente, della cultura Zen, che assume, nella sua arte il ruolo di congiunzione fra la cultura americana e quella europea.

I titoli delle sue opere sono preceduti dalla parola "Phenomena", "Il fenomeno per me significa la cattura della realtà nelle sue perpetue metamorfosi, allo stesso tempo l'atto del dipingere e il suo risultato", "posso definire me stesso come un abstract phenomenist, uno che affronta la realtà in movimento", spiega Jenkins inventando una definizione nuova.

Guastalla Centro Arte- Via Roma, 45 - 57126 Livorno -tel.0586808518  Fax 0586813514 info@guastallacentroarte.com     orari mostra : mese di dicembre, martedì-sabato 10.00-13.00/16.30-20.00
     

lunedì 9 novembre 2015

Il bacio nell'arte : casto, erotico, drammatico


I vari significati tra gli umani dell'avvicinare il  rispettivo viso

Casto 



Il bacio di Hayez  è un olio su tela di 112 × 88 cm, realizzato nel 1859 dal pittore italiano Francesco Hayez su commissione di Alfonso Maria Visconti di Saliceto, che alla propria morte lo regalò alla Pinacoteca dell'Accademia di Brera, dove è conservato ed esposto.In questo quadro l'autore riunisce le principali caratteristiche del romanticismo storico italiano, ovvero un'assoluta attenzione verso i concetti di naturalezza e sentimento puro.



Erotico

Quadro staccato dalla parete originaria e inserito in cornice di legno.



Polifemo e Galatea strettamente allacciati in atto di baciarsi:il ciclope appoggiato ad una roccia, di prospetto, bruno e muscoloso, sostiene la compagna con la sinistra e con la destra le palpa il gluteo lasciato scoperto dal manto giallo che ricade sulla gamba. Alla sinistra dei due personaggi è un ariete incedente verso destra; un lungo rondello e una siringa nello sfondo. Cornice viola.
Realizzato su una parete  intonaco/ a fresco  82x75 h cm. a Pompei nella Casa della Caccia Antica nel   l°secolo a.c. ora si trova  esposto nel Museo Nazionale di Napoli

Drammatico




Giorgio De Chirico - Gli addii di Ettore e Andromaca, 1931, olio su tela, 60x30 cm - Roma, Galleria Nazionale di Arte moderna e contemporanea
 "l’ultimo bacio tra i due, ma ad aumentare la tragicità della scena, come se non fosse già abbastanza straziante, i due manichini sono privi degli arti superiori, e di conseguenza rimangono impossibilitati proprio in quest’ultimo estremo saluto"

 

Il bacio nell'arte : casto, erotico, drammatico


I vari significati tra gli umani dell'avvicinare il  rispettivo viso

Casto 



Il bacio di Hayez  è un olio su tela di 112 × 88 cm, realizzato nel 1859 dal pittore italiano Francesco Hayez su commissione di Alfonso Maria Visconti di Saliceto, che alla propria morte lo regalò alla Pinacoteca dell'Accademia di Brera, dove è conservato ed esposto.In questo quadro l'autore riunisce le principali caratteristiche del romanticismo storico italiano, ovvero un'assoluta attenzione verso i concetti di naturalezza e sentimento puro.



Erotico

Quadro staccato dalla parete originaria e inserito in cornice di legno.



Polifemo e Galatea strettamente allacciati in atto di baciarsi:il ciclope appoggiato ad una roccia, di prospetto, bruno e muscoloso, sostiene la compagna con la sinistra e con la destra le palpa il gluteo lasciato scoperto dal manto giallo che ricade sulla gamba. Alla sinistra dei due personaggi è un ariete incedente verso destra; un lungo rondello e una siringa nello sfondo. Cornice viola.
Realizzato su una parete  intonaco/ a fresco  82x75 h cm. a Pompei nella Casa della Caccia Antica nel   l°secolo a.c. ora si trova  esposto nel Museo Nazionale di Napoli

Drammatico




Giorgio De Chirico - Gli addii di Ettore e Andromaca, 1931, olio su tela, 60x30 cm - Roma, Galleria Nazionale di Arte moderna e contemporanea
 "l’ultimo bacio tra i due, ma ad aumentare la tragicità della scena, come se non fosse già abbastanza straziante, i due manichini sono privi degli arti superiori, e di conseguenza rimangono impossibilitati proprio in quest’ultimo estremo saluto"