giovedì 5 giugno 2008

Se l'Italia dice no al nucleare siamo al sicuro ?


L’ennesimo incidente nucleare , fortunatamente di lieve pericolosità , avvenuto nella centrale slovena di KrsKo ripropone in tutta la sua drammaticità il problema della scelta nucleare per l’Italia. Prima di formulare ipotesi e giudizi procediamo però con rigore scientifico , cioè prima esponiamo i dati sensibili del problema.
In caso di incidente nucleare con fuoriuscita di radioattività c’è da tenere presente il fallout cioè la ricaduta radioattiva,
che arriva facilmente a centinaia di chilometri di distanza.

Ovviamente non si può stabilire a priori le dimensioni del raggio del fallout primario e le dimensioni radiali del fallaut seconadario che dipendono da molte variabili fisiche ed ambientali.
Comunque è vero che vicino ai nostri confini geografici si trovano diverse centrali nucleari che in caso di incidente rappresentano un pericolo certo .






Tralascio le altre centrali nucleari presenti in altri paesi europei che trovandosi a distanza maggiore dall’Italia potrebbero però
rappresentare ugualmente una minaccia anche per l’Italia in caso di incidenti gravi accompagnati dalla contemporanea fatalità di venti che potrebbero spingere il pulviscolo radiattivo verso di noi. La centrale slovena di Krsko si trova a 135 km da Trieste e mi sembrerebbe ovvio nel diritto internazionale ed a maggiore ragione in quello europeo che le scelte di installazioni di centrali nucleari fossero demandate a tutti quei paesi che si trovano nella sfera di influenza della stesse.
In questa ottica mi sembra fuori luogo discutere in Italia di eventuali installazioni nucleari , nella speranza di salvaguardare i propri cittadini dai fattori eventualmente negativi del nucleare.
Compriamo l’energia prodotta dalle centrali nucleari estere ed in caso di incidente potremmo esserne ugualmente coinvolti .
Ed allora che scelta sono chiamati a fare i nostri governanti ?

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