martedì 19 ottobre 2010

Il tonno rosso : vittima illustre del disastro nel Golfo del Messico.





Il tonno rosso (Thunnus thynnus, Linnaeus 1758) è un grande pesce pelagico appartenente alla famiglia Scombridae. Questa specie è diffusa in tutte le acque tropicali, subtropicali e temperate dell'Oceano Atlantico, compresi il mar Mediterraneo ed il mar Nero meridionale, frequenta soprattutto le acque al largo e si avvicina alle coste solo in determinati periodi (diversi da luogo a luogo) ed in determinati punti, di solito nei pressi di isole o promontori. La deposizione delle uova avviene nel periodo estivo in acque leggermente più vicine alle coste rispetto a quelle frequentate negli altri periodi. I tonni passano da una fase erratica, durante la quale si muovono in piccoli gruppi poco densi, composti di pesci della stessa taglia, per poi riunirsi, in gruppi più fitti, durante la fase gregaria, che coincide con l'inizio della stagione riproduttiva. In questo momento i tonni migrano verso le aree di riproduzione in banchi numerosi. I tonni rossi dell’Atlantico arrivano per esempio nella zona del Golfo del Messico fra gennaio e giugno di ogni anno Le femmine della specie depongono le uova nelle acque di superficie, dove vengono poi fecondate dai maschi per lo più tra aprile e maggio proprio quando dieci milioni di litri di petrolio al giorno si sono riversati nell’oceano, in seguito all’esplosione della piattaforma petrolifera «Deepwater Horizon», avvenuta il 20 aprile scorso. E’ proprio il caso di dire che “ è piovuto sul bagnato “ dal momento che i dati statistici ci dicono che la deposizione delle uova in questa specie è già diminuita dell’82% negli ultimi 30.






Nel grande Golfo del Messico i tonni depositano per lo più le uova in due zone : una a nord ovest che sembra rimasta immune dalla macchia di petrolio fuoriuscito ed una a nord est che invece coincide per lo più con la macchia nera causando una diminuzione di più del 20% nei piccoli del tonno rosso. La maggior parte dei dati forniti provengono dal satellite Envisat e da altri satelliti europei ed internazionali capaci di elaborare delle mappe settimanali, che mostrano posizione, forma e dimensioni della macchia nera. Dati preziosi richiesti anche dalla «Ocean Foundation», un’organizzazione non-profit impegnata nella protezione degli ambienti oceanici e delle sue specie per conoscere con esattezza i luoghi dove le condizioni per la deposizione delle uova possono essere più favorevoli.
E’ stato utilizzato per questo scopo un metodo molto elaborato che mette a confronto le mappe delle macchie di petrolio con altre mappe relative ad altri indici riproduttivi ( presenza di plancton , temperatura delle acque oceaniche ,altezza della superficie) per vedere dove e quanto la macchia e gli habitat si possono essere sovrapposti nel periodo fra il 20 aprile e il 29 agosto.
I satelliti di osservazione della Terra hanno svolto un ruolo fondamentale nella valutazione dell’entità del disastro per questo motivo l’Esa é presente con uno spazio espositivo alla 10a Conferenza delle Parti Firmatarie della Convenzione dell’ONU sulla Biodiversità (COP10), che si tiene proprio questa settimana a Nagoya, in Giappone ed ha come tema la protezione degli habitat naturali.









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